Cosa mette davvero a rischio il nostro lavoro? 

Perché, nell’affannarci a trovare una via per prepararci al futuro, probabilmente stiamo perdendo di vista il fattore più importante. 

Lo dico subito.
Questo articolo è frutto delle mie riflessioni e non vuole offrire “la soluzione” ad alcunché.
M penso che tu ci possa trovare elementi utili, se mi concedi un briciolo di presunzione. 🙂

Una promessa la faccio:
risultato minimo, qualche spunto di riflessione.
Ma mi azzardo a dire anche che ti farai un quadro della situazione che ti consentirà di trovare un pizzico di serenità in più. Così come è stato per me.

Andiamo dritti al sodo

Stiamo vivendo un periodo “impegnativo”.
La sensazione è quella di vivere in bilico tra le aspettative di una qualche soluzione a breve e la minaccia di ritrovaci in eredità , bene che vada, con un sistema sociale, lavorativo, sanitario ed educativo al collasso.

Lavoro come personal trainer e formatore per una organizzazione internazionale di Krav Maga.
Ho un’esperienza di oltre 35 anni in arti marziali e sport da combattimento.
Sono stato agonista in diverse discipline e nel Brazilian Jiu Jitsu dove solo grazie all’esperienza e all’età  (vado per i 50) riesco a combattere senza mettere ad eccessivo rischio le mie usuratissime articolazioni, ancora gareggio.

Lo stress, la fatica, la necessità, quando insegno, di essere al 100% sempre e comunque… e anche le botte quando mi alleno (a voler essere molto chiari) sono aspetti della mia attività che conosco e gestisco bene.
Niente di stratosferico. Non sono di sicuro un supereroe.
Cerco solo di fare bene il mio lavoro.

Come tutti del resto.
Eppure, malgrado non possa dire di essere stato male, ho vissuto diversi mesi in una situazione di continuo fastidio.

La spina nel fianco.

In questo periodo, come tutti, ho sentito e sento il mio lavoro a rischio. 

A dire il vero è proprio il mio intero stile di vita, fatto di allenamenti, di viaggi che è in pericolo. 

Ma non è stato questo a pesarmi di più.

Il processo mentale , la vera e propria spina nel fianco, è non solo non avere certezze per il futuro ma non avere nemmeno gli strumenti per comprendere come questo futuro si evolverà.
Come mi preparo per qualcosa che non conosco e non posso prevedere?

La reazione più naturale è quella di rimanere immobili. In attesa.
Aspettare che passi.
Ma questo può funzionare per periodi relativamente brevi.
Dopo un po’ lo stare fermi genera stagnazione. Si ha bisogno, giustamente, di reagire.
La seconda risposta, dunque, è quella di fare delle previsioni su come si può evolvere il mondo nel medio e lungo termine e prepararsi al meglio.

Il che aiuta, almeno per un po’.
Reagisci, ti batti.
Ottimo ma anche questo lascia insoddisfatti.
Infatti, la capacità di fare previsioni per il futuro è argomento fortemente dibattuto.

Ammesso di riuscire a farla, ragionevolmente liberi dai propri bias cognitivi ,(Consiglio il libro “Pensieri lenti e veloci” di Daniel Kahneman a tal proposito) è qualcosa che non mette terreno solido sotto i tuoi piedi.

Come fai ad essere preparato a uno scenario che può evolversi in qualsiasi modo?
Certo studi, apprendi nuove abilità, ti ingegni ma poi?
Passato un po’ di tempo si ha la sensazione di girare a vuoto come criceti sulla ruota.
… e allora?

Il punto fermo.

Come in altre occasioni, quando sono in difficoltà torna sempre a sostenermi il mio addestramento. 

Nel Krav Maga ci si addestra a saper prevedere, agire e reagire per far fronte a qualsiasi situazione in qualsiasi condizione.
Ma non è questo il punto fermo.
Il punto fermo è ciò che questo genere di addestramento produce:
il tipo di mentalità ed il tipo di corpo che fa da base a questa condizione.

Tornando alla domanda iniziale.
Cosa davvero mette a rischio il tuo lavoro?
Cosa davvero mette a rischio il mio lavoro non sono le condizioni ambientali e sociali.
O meglio, possono mettere a rischio il mio lavoro ma non la mia capacità di adattarmi e trovarne un altro.

Il mio lavoro sono io nella misura in cui mantengo mente e corpo integri e reattivi.
Se manca questo punto fermo posso anche avere per le mani il lavoro del futuro che non sarò in grado di riconoscerlo, sostenerlo e portarlo avanti

… e quindi?

Voglio concludere con 2 citazioni.

Per me IL punto fermo che mi ha dato una grande serenità è stato il mio cammino marziale e l’addestramento nel Krav Maga.
Questo è ciò che tiene la mia mente agile e il mio corpo allenato.
Ambedue gli elementi sono importanti e imprescindibili.
Questo è il mio punto fermo.
In un mondo di cui non ho controllo (e a dire il vero non ho mai avuto e mai potrò avere) l’unica misura di riferimento posso essere solo io.
… e quindi?
Come da premessa e promessa non vi ho dato nessuna soluzione. 

Di sicuro non un polpettone su quanto le arti marziali fortifichino mente e corpo.
Il trovare questo punto fermo credo sia un percorso personale.

In un vecchissimo film con Billy Crystal , il cui titolo tradotto in italiano è “Scappo dalla città – La vita, l’amore e le vacche”  Curly un co-protagonista, consiglia a Mitch (Billy Crystal) di cercare “l’unica cosa” della sua vita, la più importante per lui e che risolverà tutti i suoi problemi, qualunque essa sia”.
Al che Mitch chiede quale sia e la risposta di Curly è “questo sei tu che lo devi scoprire”.

La seconda citazione è di Protagora, filosofo greco nato nel 490 a.C.

“L’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono per ciò che sono, e di quelle che non sono per ciò che non sono”

Credo che chiuda bene il senso di questo articolo.

Su che cosa poi intendesse davvero Protagora, il dibattito è ancora aperto.

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